Gargano e dintorni: Venerdì Santo a Vico Gargano

Venerdì santo: paese che vai... tradizione che trovi!


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Il sacrificio di Cristo morto in croce non lascia indifferenti: le espressioni di fede della settimana santa sono molte suggestive nel nostro territorio e molto diverse tra loro.

A breve distanza dalla nostra Casa, in un piccolo paese arroccato tra le asperità tipiche di questo territorio, Vico del Gargano, si svolge un venerdì santo del tutto particolare.

Sorridente paesino arroccato su un colle di 450 metri, a guardarlo dalla strada sembra in bilico fra la foresta umbra, il mare di Peschici e Rodi e il lago di Varano. Un posto veramente particolare, ancor più se si pensa che qui il venerdì santo è da sempre un giorno di festa! In tutti i riti della Settimana Santa sono protagoniste le varie confraternite, un tempo molto numerose e ora ridotte solo a cinque.

Fedeli e confratelli si ritrovano per meditare la Via Crucis e per “l’Ufficio delle Tenebre”. Questa celebrazione, tutta incentrata sui salmi della Passione, inizia alla luce di 15 candele e termina con la chiesa completamente al buio e con il fragore provocato dal battere delle mani sui banchi e dei piedi per terra, da parte di tutti gli astanti, a significare il terremoto che scosse la terra alla morte di Cristo.

E così è venerdì!  Mentre nel mondo è silenzio, qui a Vico è il giorno dei suoni: se ne ascoltano tanti lungo le strade! Al mattino è il momento delle “Madonne”, come affettuosamente le chiamano i vichesi. Sono le statue dell’Addolorata che vengono portate in processione dai confratelli, sfilando per le vie del paese e sostando davanti alle diverse chiese, dove sono collocati gli altari della Reposizione.

Tre bambini aprono ogni corteo: infatti, a causa di un divieto risalente agli anni ’50, i sacerdoti non sono presenti, tutta l’animazione liturgica è così affidata ai confratelli che, per tutto il percorso, intonano il “Miserere” e così il paese intero risuona della melodia trascinante del canto. Alle 15, nella chiesa del Purgatorio si celebra la funzione liturgica, nota a tutti come messa pazza: accanto ai momenti tradizionali, viene eseguita la rievocazione, anche qui mediante antichi canti, delle “sette parole di Gesù”.

L’imbrunire è il momento della solenne, mesta, processione: il clima è denso di preghiera, confratelli e fedeli si stringono a Gesù morto e alla Vergine Addolorata. Ogni confraternita canta i versetti del Miserere separatamente, creando un intreccio di suoni e di voci: è l’intero popolo di Vico a chiedere perdono riconoscendo la bruttezza del peccato ed è ancora tutta la gente che guardando a Gesù ormai nel sepolcro, inneggia melodiosamente alla Misericordia di Dio.

Al Calvario sotto ognuna delle cinque croci, come davanti a ciascuna delle cinque piaghe, i sacerdoti e i fedeli si fermano in preghiera: “Io ti adoro, o Santa Croce, duro legno del mio Signore, io ti adoro con la voce, io ti adoro, o Santa Croce”.

Dopo la quinta volta, dentro la quinta piaga, ecco che la scena cambia velocemente: dopo aver tanto riflettuto sul peccato, dopo aver tanto pregato, quando l’Addolorata ritrova il Figlio…esplode la speranza: Evviva la Croce! La pazzia dell’uomo è veramente grande se è arrivata a crocifiggere il Figlio di Dio, ma Lui è un pazzo d’amore e quella Croce è il segno della vittoria; la gente semplice lo avverte nel profondo: l’amore del Padre, attraverso quella Croce è salvezza!

Non serve ormai rimanere ripiegati su se stessi, il clima mesto e luttuoso dell’andata si trasforma nella festa del ritorno: lasciata ogni forma di compostezza, il corteo si disorganizza, in piccoli gruppi, in cerchio, da soli alla spicciolata, ognuno vuol partecipare alla gioia così grande che più che cantare si grida: “Venite fedeli, lodate la Croce, alzate la voce, sol Cristo ci amò. Evviva la Croce, sorgente di gloria, l’eterna memoria del mio Redentor….”

…e nell’aria si diffonde, ormai incontenibile, il profumo di Pasqua!


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